Papers di diritto europeo, 2023, n. 1
In questo fascicolo:
Renzo Calvigioni, Le sezioni unite della Cassazione tra ordine pubblico e tutela del minore. Il ruolo dell’ufficiale di stato civile nella trascrizione dell’atto di nascita formato all’estero
Diletta Danieli, Piattaforme di e-commerce e contraffazione di marchi: cambi di paradigma nel regime di responsabilità regolato dal diritto dell’Unione europea?
Francesco Spera, Francesca Leucci, Soft to be strong: the use of bilateral soft law in the EU environmental external action
Valeria Amenta, La qualificazione delle decisioni adottate dai rappresentanti dei governi degli Stati membri ai fini della loro sindacabilità: alcune osservazioni a margine delle sentenze della Corte di giustizia nei casi Ema ed Ela
Cristian Lo Re, Origine delle merci: un’analisi comparata delle prove dell’origine preferenziale nel diritto doganale dell’UE
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ABSTRACT: La sentenza della Cassazione a sezioni unite n. 38162/2022 affronta numerose problematiche con una visione molto ampia: dal limite dell’ordine pubblico nell’ipotesi della maternità surrogata, alla doverosa tutela del minore, dalla salvaguardia del genitore biologico, alla possibile soluzione dell’adozione di minore in casi particolari a favore del genitore d’intenzione, così da consentire la trascrizione dell’atto di nascita formato all’estero ed il rispetto, almeno parziale, dello status filiationis. Sarà comunque l’ufficiale dello stato civile chiamato ad un ruolo decisivo nel valutare se l’atto di nascita che verrà presentato ai fini della trascrizione rispetti i limiti indicati dalle sezioni unite e possa procedere al riconoscimento, seppur parziale, del rapporto di filiazione formatosi all’estero: si tratta di un compito non facile e di grande responsabilità. Proviamo ad approfondire la sentenza, con la necessaria attenzione agli adempimenti di competenza dell’ufficiale dello stato civile.
PAROLE CHIAVE: maternità surrogata; adozione in casi particolari; superiore interesse del minore; ordine pubblico; genitore d’intenzione.
The United Chambers of the Supreme Court between public order and protection of the child. The role of the civil registrar in the transcription of a birth certificate drawn up abroad
ABSTRACT: The judgment of the United Chambers of the Supreme Court no. 38162/2022 deals with numerous issues with a very broad vision: from the limit of public policy in the hypothesis of surrogate motherhood, to the dutiful protection of the child, from the safeguarding of the biological parent, to the possible solution of the adoption of a child in particular cases in favour of the intended parent, so as to allow the transcription of the birth certificate formed abroad and the respect, at least partial, of the status filiationis. It will however be the civil registrar who will be called upon to play a decisive role in assessing whether the birth certificate that will be presented for transcription respects the limits indicated by the United Sections and may proceed to the recognition, albeit partial, of the filiation relationship formed abroad: this is not an easy task and involves great responsibility. Let us try to go into the judgment in more detail, with the necessary attention to the fulfilments of the civil registrar’s duties.
KEYWORDS: surrogacy; adoption in special cases; best interests of the child; public policy; intended parent.
Diletta Danieli, Piattaforme di e-commerce e contraffazione di marchi: cambi di paradigma nel regime di responsabilità regolato dal diritto dell’Unione europea?
ABSTRACT: Il contributo affronta la tematica della responsabilità per violazione di un marchio, ai sensi del regolamento (UE) 2017/1001, a carico di un gestore di una piattaforma di e-commerce nel caso di offerta in vendita di merce contraffatta da parte di un venditore terzo, soffermandosi in particolare sul più recente orientamento della Corte di giustizia nella decisione Louboutin c. Amazon, al fine di valutarne le implicazioni più generali anche alla luce di ulteriori iniziative di policy intraprese dalle istituzioni dell’Unione europea per il contrasto al fenomeno della «pirateria dei marchi», tra cui il nuovo regolamento sui servizi digitali che entrerà in applicazione a febbraio 2024.
PAROLE CHIAVE: e-commerce; piattaforme digitali; contraffazione; marchio UE; responsabilità diretta..
E-commerce platforms and trademark infringement: paradigm shifts in the liability regime under EU law?
ABSTRACT: The paper addresses the primary liability regime for trademark infringement, governed by Regulation (EU) 2017/1001, of an e-commerce platform in the case of advertisements published by third-party sellers, especially in the light of the CJEU judgment in Louboutin v Amazon, with a view to analysing its broader implications also in the light of further policy initiatives at the EU level to fight counterfeiting in online transactions, including the new Digital Services Act set to apply from February 2024.
KEYWORDS: e-commerce; digital platforms; counterfeiting; EU trademark; primary liability.
Francesco Spera, Francesca Leucci, Soft to be strong: the use of bilateral soft law in the EU environmental external action
ABSTRACT: Since its attribution as an external power in the late 1980s, the EU has gradually developed a mature external environmental policy using a plethora of multilateral and bilateral instruments with third countries and international organizations. Among them, «soft law» represents an important tool. The EU institutions responsible for external relations have been increasingly resorting to international soft law instruments for the last decades. They seem to play a crucial role, particularly in politically sensitive and technically complex areas, especially in the framework of the environmental crisis. However, the use of soft law raises many questions regarding both its efficiency and effectiveness to pursue the EU external relations goals compared to traditional tools of international «hard law». Moreover, soft law instruments have been largely criticized for by-passing the principles at the basis of the EU Treaties. In light of the above, this paper wishes to answer the following research question: is soft law suitable to pursue EU external relations goals dealing with energy and the environment?
KEYWORDS: European Union; external relations; soft law; law and economics.
Valeria Amenta, La qualificazione delle decisioni adottate dai rappresentanti dei governi degli Stati membri ai fini della loro sindacabilità: alcune osservazioni a margine delle sentenze della Corte di giustizia nei casi Ema ed Ela
ABSTRACT: Il recesso del Regno Unito dall’Unione europea ha determinato la cessazione del mandato di due giudici e di un avvocato generale, nonché il trasferimento di sedi di due agenzie europee, l’Agenzia europea per i medicinali (Ema) e l’Autorità europea per il lavoro (Ela). La Corte di giustizia, attraverso due sentenze emesse il 14 luglio 2022, ha dichiarato l’inoppugnabilità, per difetto di giurisdizione, delle decisioni adottate formalmente dai rappresentanti dei governi degli Stati membri che hanno determinato tali cambiamenti istituzionali.
Secondo l’art. 263 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE), sono impugnabili solo gli atti delle istituzioni, degli organi e degli organismi dell’Unione europea, senza alcun riferimento esplicito agli atti dei rappresentanti dei governi degli Stati membri. Si tratterebbe di limiti giurisdizionali esplicitamente previsti per preservare l’autonomia delle decisioni degli Stati membri da interferenze delle istituzioni dell’Unione. Tuttavia, l’identificazione dell’autore effettivo di tali atti presenta difficoltà oggettive, poiché non è sempre chiaro se i rappresentanti dei governi degli Stati membri abbiano agito come membri del Consiglio, del Consiglio europeo o come soggetti sovrani. Per affrontare tali problemi, la Corte sembra aver sviluppato nel corso degli anni un criterio basato sulla valorizzazione dell’autore dell’atto impugnato secondo quanto stabilito dai trattati (componente normativa) e sull’analisi delle circostanze di adozione dell’atto e del suo contenuto (componente fattuale). Questo approccio presenta però notevoli incertezze, poiché l’interazione tra le due componenti può portare a risultati diversi a seconda della loro prevalenza, senza una previsione sempre chiara del fattore determinante. In alcuni casi, ciò può condurre alla negazione della giurisdizione da parte della Corte, anche quando i presupposti sembrano esserci, o all’affermazione della giurisdizione quando sembra non esserci.
In questo contesto, il presente articolo si propone di analizzare come la Corte di giustizia abbia attribuito gli atti impugnati al loro autore nelle recenti sentenze Ema ed Ela, al fine di indagare i limiti di tale approccio e, più in generale, gli effetti che ne derivano. L’analisi conclude per l’inidoneità del paradigma a identificare l’autore effettivo dell’atto.
PAROLE CHIAVE: sedi delle agenzie europee; atti adottati dai rappresentanti dei governi degli Stati membri; criterio di imputazione dell’atto; competenza giurisdizionale della Corte; imputazione formale e imputazione normativa.
The qualification of decisions taken by the representatives of the governments of the Member States for the purposes of their reviewability: some observations in the margin of the twin judgments of the Court of Justice of the Union in the Ema and Ela cases
ABSTRACT: The withdrawal of the United Kingdom from the European Union resulted in the change of institutional seats of two European agencies, such as the European Medicines Agency (Ema) and the European Employment Authority (Ela), implemented through certain decisions of the representatives of the governments of the member states that were declared unobjectionable by the Court of Justice for lack of jurisdiction. This loophole could, however, lead Member States to disguise acts that were actually adopted by the Council or the European Council.
According to Art. 263 of the Treaty on the Functioning of the European Union (TFEU), only acts of the institutions, bodies, offices and agencies of the European Union are appealable, without any explicit reference to acts of the representatives of the governments of the Member States. The Court has excluded the possibility of challenging such acts on the basis of jurisdictional limits explicitly provided for in order to preserve the autonomy of the decisions of the Member States from interference by the institutions of the Union. However, some scholars argue that this jurisdictional loophole could lead Member States to disguise acts adopted by the Council or the European Council in order to avoid the involvement of the European Parliament or the judicial review of the Court of Justice. Moreover, identifying the actual author of such acts presents objective difficulties, as it is not always clear whether the representatives of the governments of the Member States acted as members of the Council, the European Council or as sovereign entities. In order to address these problems, the Court seems to have developed over the years a criterion based on the appreciation of the author of the contested act as established by the Treaties (normative component) and on the analysis of the circumstances of the adoption of the act and its content (factual component). However, this approach presents uncertainties, as the interaction between the two components may lead to different results depending on their prevalence, without a clear prediction of the determining factor at all times. In some cases, this may lead to the denial of jurisdiction by the Court, even when the preconditions seem to be there, or to the affirmation of jurisdiction when it seems not to be there.
Against this backdrop, this article sets out to analyse how the Court of Justice attributed the challenged acts to their author in the recent Ema and Ela judgments, in order to investigate the limits of this approach and, more generally, its effects.The analysis concludes for the unsuitability of the paradigm to identify the actual author of the act.
KEYWORDS: headquarters of European agencies; acts adopted by representatives of Member State governments; criterion for imputation of the act; jurisdiction of the Court; formal imputation and normative imputation.
Cristian Lo Re, Origine delle merci: un’analisi comparata delle prove dell’origine preferenziale nel diritto doganale dell’UE
ABSTRACT: In virtù degli accordi di libero scambio siglati dall’Unione europea con paesi terzi, le merci possono acquisire lo status di origine preferenziale al fine di beneficiare di un trattamento tariffario agevolato al momento della loro importazione nel paese di destinazione. Per poter godere di tali benefici è richiesto agli esportatori comunitari di dichiarare che le proprie merci rispettino i requisiti previsti dagli accordi di libero scambio. Le modalità attraverso le quali è possibile certificare l’origine preferenziale possono essere differenti.
Quasi tutti gli accordi prevedono la presentazione del certificato EUR1, emesso dall’amministrazione doganale del paese esportatore. Tuttavia, in un contesto altamente globalizzato come quello attuale, risulta fondamentale permettere agli operatori europei di poter agire sui mercati internazionali potendo rispondere alle esigenze dei mercati senza dover incorrere in rallentamenti burocratici.
L’obiettivo di questa trattazione è quello di evidenziare come in questi ultimi anni l’orientamento del legislatore europeo sia quello di prediligere un sistema di prove dell’origine basato su dichiarazioni rilasciate autonomamente dall’esportatore, analizzando e comparando gli strumenti attualmente previsti dagli accordi di libero scambio.
PAROLE CHIAVE: dogana; esportazione; origine delle merci; prove dell’origine preferenziale; accordi di libero scambio.
Origin of goods. A comparative analysis of the proofs of preferential origin in the EU customs law
ABSTRACT: Within the framework of free trade agreements signed by the European Union with third countries, goods can acquire preferential origin status in order to benefit from preferential tariff treatment when they are imported into the country of destination. In order to take advantage of these benefits, EU exporters are required to declare that their goods meet the requirements of the free trade agreements.
The ways through which preferential origin can be certified can vary. Almost all agreements require the submission of the EUR1 certificate, issued by the customs administration of the exporting country. However, in today’s highly globalized environment it is essential to enable European exporters to act in international markets without bureaucratic delays.
The purpose of this paper is to highlight how in recent years the orientation of the European legislator is to promote a system of proofs of origin based on declarations issued autonomously by the exporter, analysing and comparing the instruments currently provided by free trade agreements.
KEYWORDS: customs; export; origin of goods; proof of preferential origin; free trade agreements.